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Lama Changchub:
“voi che avete tutto, non siete sereni”


In questi giorni ho avuto il piacere di avere ospite nella nostra Pavia il Lama Changchub, la persona che ho conosciuto lo scorso settembre nella fase conclusiva del mio viaggio in India, in Ladakh, nel piccolo villaggio di Choglamsar. Fondatore della Lingshed Area Development Foundation, ospita nella sua scuola-ostello oltre 100 ragazzi e studenti dai remoti villaggi circostanti e offre loro ospitalità e istruzione.
Da allora ci siamo tenuti in contatto e quando ho saputo che Lama Changchub, o GesheLa come viene affettuosamente chiamato dai suoi studenti, sarebbe venuto in Europa, è stato spontaneo voler ricambiare l’ospitalità incontrata sulle montagne indiane invitandolo nella nostra città!

È arrivato a Pavia ieri sera e questa mattina ho avuto il piacere di fargli visitare la mia azienda; credetemi, quello che per noi ormai è “banale” ai suoi occhi è apparso qualcosa d’inimmaginabile, di irraggiungibile e di straordinariamente così “diverso” dalla sua realtà, dove le coltivazioni e le lavorazioni non avvengono con macchine automatizzate, e a scuola non si usano computer...
Ho conosciuto un uomo eccezionale, la cui serenità permea l’ambiente circostante, la cui dedizione nell’aiutare gli altri un grande esempio di vita. Mi ha confidato: “non comprendo come voi che avete tutto non siate sereni”. Banale? No, grande spunto di riflessione che mi spinge a togliere per un momento l’abito dell’’imprenditore e indossare quello dell’uomo che, con un gesto di solidarietà, può nutrire “nel corpo e nella mente” il progetto-sogno di Geshela, come lo chiamano affettuosamente i suoi studenti.
Le nostre culture, così geograficamente distanti, possono avvicinarsi grazie ad un ponte solidale!

#feedtheplanet #risoscotti







Le auto d’epoca,
una passione di famiglia


Ricordo che mio padre mi raccontava di come la sua passione per le auto fosse nata da bambino; a dieci anni guidava guardando la strada fra le razze del volante…allora si poteva! Comprò la sua prima auto nel 1957, una Lancia Appia II, e da allora la Lancia fu la sua passione!
Con il passare degli anni nel garage di casa nostra mi abituai a vedere auto d’epoca, accuratamente ricoverate, che mio padre usava nei suoi momenti di svago.

Molti ricordi di famiglia accompagnano la storia di queste macchine; per esempio, con la sua Lancia ha partecipato a diverse edizioni della Mille Miglia. Un evento che coinvolgeva tutti, dalla preparazione alla gara. E che anni dopo, purtroppo scomparso mio padre, ha voluto replicare mia figlia Valentina, che dal nonno ha di certo ereditato la passione per i motori. Io, tra i motori, amo di più quelli su due ruote, ma oggi condivido la mai sopita passione per le auto d’epoca con il gruppo di amici del Toby Classic Club di Milano del mio amico Pietro Zanchi. Sono momenti di condivisione e amicizia che fanno proprio sentire bene!

Il volley femminile a Pavia
si chiama Riso Scotti


E’ ormai più di un decennio che, senza tentennamenti o ripensamenti, ho deciso di sponsorizzare la squadra femminile di Volley che porta il nome Riso Scotti. Ricordo ancora quando Gigi Poma venne nel mio ufficio a presentarmi il suo progetto sportivo e a chiedere il mio sostegno, non solo economico, ma per uno sforzo congiunto volto a creare un patrimonio per la nostra città.
Con soddisfazione dico che ci siamo riusciti! Tanti giovani, tante famiglie, si sono in questi anni avvicinati al Volley, laddove prima non esisteva nulla, trainati da una prima squadra che ha scalato la vetta del massimo campionato nazionale con una passione che ha saputo superare momenti di difficoltà sportiva.

Ho visto le giocatrici rialzarsi dopo una sconfitta con immutata volontà di giocarsela fino in fondo; per questo, la mia fiducia nella squadra e nella società è totale, nonostante stia vivendo in questi giorni qualche traversia che sono certo Gigi Poma saprà spazzare via in breve tempo.
L'impegno a favore dello sport, di quello bello e sano, è nel mio DNA: la passione di mio nonno per il ciclismo, ai tempi di Girardengo; la grande passione di mio papà per i motori... io ho scelto tanti anni fa Pavia, come impegno e fiducia per la mia città e per tutte le belle realtà ed iniziative che propone, in campo sportivo e non solo.
Basta frequentare il Palaravizza e si comprende subito come il volley faccia respirare un agonismo sano, diverte senza esacerbare mai gli animi come magari accade in altri sport. Risponde al mio modo di stare con gli altri e coinvolge proprio quelle persone a cui penso quando guardo i miei prodotti: ecco…sono proprio felice di pensare che entrino nelle loro case!

Leggere di storia,
una grande passione


Una passione che nasce, fin da ragazzo, dai racconti di mia madre, di quanto amasse le montagne e come vi avessero combattuto gli alpini durante la prima guerra mondiale. Quando a 19 anni decisi di fare l'anticipo della leva, scelsi di andare proprio negli alpini. Ho prestato servizio a Chiusaforte, nel glorioso Ottavo Battaglione Alpini Cividale: proprio lo stesso che vide il primo caduto italiano del conflitto, quel Riccardo di Giusto che lo stesso 24 maggio 1915 mentre varcava la frontiera sul monte Natpriciar fu freddato da un tiratore scelto austriaco.

Ora mi rendo conto che la mia è stata una scelta dettata da quelle suggestioni, che avevano acceso in me una grande passione per la storia e per le vicende umane che si accompagnano. Ancora oggi, alla sera per rilassarmi, leggo di storia, e in particolare della prima guerra mondiale e dei tanti fatti d'armi che coinvolsero i valorosi alpini.

Mi affascina sempre l'elemento umano della guerra: i soldati, ragazzi giovani che spesso si sono annullati come persone a favore del dovere verso la Patria... mi piace capirne gli aspetti emozionali, respirare il coinvolgimento di quei giovani ragazzi.
Sono curioso, e mi piace arricchire continuamente il mio bagaglio di conoscenze storiche: leggo, guardo filmati e documentari, visito cimiteri di guerra.
Nel 2008 ho avuto la grande fortuna di conoscere di persona un fante ultracentenario della prima guerra mondiale. Ricordo quell'incontro come un'occasione di forte arricchimento: fu un po' come sentire le proprie radici attecchire sempre più in profondità!

Se fossi nato
altrove?


Ogni tanto mi domando: se fossi nato altrove? Magari un'altra città, in un'altra posizione geografica, con una diversa tradizione mi avrebbe indirizzato altrove...

Non riesco però a immaginare davvero uno scenario diverso, probabilmente perché le mie abitudini, la mia quotidianità è qui.
Quando nasci in un posto, in una famiglia tanto radicata in quel posto, e quando in quello stesso posto c'è l'attività di famiglia, non è una questione di scelta, diventa automatico riconoscersi in quel contesto che hai respirato fin da bambino.

La stessa cosa vale per la scelta di fare l'imprenditore: non posso nemmeno dire che sia stata una scelta – anche se penso di riconoscermi delle caratteristiche particolarmente adatte a fare questo mestiere. Il riso scorre nelle mie vene da sempre: non ho scelto, era destino! E sinceramente non ho mai avuto bisogno di valutare alternative.

A pensarci bene, prima che pavese, o qualsiasi altra cosa, mi sento imprenditore, come responsabilità più che altro. Sono un istintivo, un passionale, e mi ritrovo sempre a lottare con la componente emotiva, anche nei confronti della città.
Mi sforzo di separare sempre al massimo questioni personali da logiche aziendali. Per il bene della mia Azienda e di chi ci lavora. Pavia mi ha dato il riso, che per me è tutto! Ha segnato la mia strada; le voglio bene. Mi riconosco in tante sfumature. Io sono qui, e non altrove!

Sento la città
vicina


Io sono nato a Torino, perché mia madre è torinese, ma sono cresciuto a Pavia, da sempre ho sentito la città vicino a me. Quando è mancato il papà, la città ha partecipato al lutto. Come famiglia abbiamo sempre vissuto semplicemente.

Ho passioni molto semplici non mi interessa uno stile di vita da ostentare. I miei amici sono quelli di sempre, dell'infanzia e della giovinezza vissute a Pavia.

Il primo esame
ad Economia e Commercio


Ero a militare, avevo fatto l'anticipo di leva, torno a casa in licenza e un mio compagno mi dice che c'è un esame di diritto fallimentare il martedì seguente, era venerdì. Ho letto un bigino e ho provato a dare l'esame. Presi 23.
Così prendo la vita, mi butto sempre a capofitto.

Ferdinando,
mio padre


Mio padre era una persona determinata, forte e coraggiosa e mi ha sempre incoraggiato, Con mio padre c'è sempre stato un confronto furioso, ma sostenuto dall'amore. Ho fatto tutto quello che mi ha detto di fare. Volevo fare il liceo, ho fatto ragioneria. Volevo fare legge, ho fatto economia e commercio. Essendo figlio, ero obbligato ad andare d'accordo con mio padre.

Mi ha sempre protetto dalle interferenze esterne. Il nostro era un rapporto esclusivo, lui poteva litigare con me e io con lui. Credo che lo abbia fatto perché ha intuito che io potevo garantire la continuità vera dell'impresa, e ha inizio ad allenarmi fin da subito.

Ricordo che mio papà veniva a casa, si sedeva sulla poltrona, parlava di riso e faceva i conti. Mia madre teneva la cassa e prima di mia madre la teneva mia nonna. Quando cominciai le medie, mio papà dava 100 lire a me e 100 al mio amico e ci faceva lavorare in riseria. A me non piaceva neanche un po', però ero obbligato, era un supplizio spaventoso... E' cominciato tutto così.

Casa e
Bottega


La mia famiglia è legata a questa terra, al riso. Da piccolo abitavo qui,nella vecchia riseria e sentivo le macchine funzionare. Giocavo in mezzo ai sacchi di riso con un mio amico. Le dimensioni di allora facevano sì che l'azienda fosse vissuta in modo molto più intenso, era casa-bottega.

In casa viveva anche il nonno, un uomo eccezionale che ho vissuto con molta intensità; aveva idee molto all'avanguardia per quei momenti, addirittura forse troppo geniali per essere un bravo imprenditore. Ho avuto da mio papà e mio nonno esempi che hanno inciso in modo molto forte sulla mia personalità. Io vedevo queste persone che dedicavano la loro vita al lavoro…

Un uomo,
tante donne


Ho accettato di buon grado di dare il mio contributo alla realizzazione di questo spazio perché mi è piaciuta l'idea di raccontare qualcosa di mio marito che non sia squisitamente aziendale. Spesso infatti il ruolo pubblico della moglie di un imprenditore è molto "istituzionale"...

La prima riflessione che mi vien da fare su mio marito è quella di un uomo che vive in mezzo alle donne; le nostre tre figlie, età diverse e con caratteri diversi, il nostro cane che si chiama Clotilde, mia suocera che abita nell'appartamento accanto al nostro (mio suocero purtroppo ci ha lasciato ormai da qualche anno).

Mio marito vive in azienda (anch'essa al femminile, nel senso che il numero di dipendenti donne è maggiore dei dipendenti uomini) e adora la sua Smart superaccessoriata (genere: femminile). La sua assistente è ovviamente una donna, la sua export manager porta la gonna, l'intero dipartimento export è in rosa; l'ufficio amministrazione vendite è nelle mani di una donna che sapientemente gestisce le sue collaboratrici. La direzione vendite sfuso indossa un tailleur blu e talvolta tacchi a spillo. Centralino, magazzino, spaccio aziendale…. ancora donne.
Quando è a casa e vuole rilassarsi che fa? Si siede nella sua poltrona (singolare, femminile) e apre l'ultimo libro di storia, un'altra delle sue passioni… al femminile!
Cristina Scotti

Il mio amico
Dario


Il mio amico Dario predilige lo sport individuale ma ama confrontarsi con gli altri, forse perché nella quotidianità il contatto con tante e diverse persone a lungo andare è snervante. Ha bisogno, nei pochi momenti "fuori ufficio", di stare a contatto con la natura, di estraniarsi dal mondo circostante, di pensare da solo.

Ogni domenica mattina – tempo permettendo – io e lui ci infiliamo una tuta e cominciamo a correre lungo Ticino; non è la corsa rilassata di chi fa jogging, è una corsa fatta per stancarsi, per liberare la mente attraverso la fatica fisica, quella corsa che ti lascia senza fiato.
In realtà non smette mai di pensare alla sua azienda, di cercare le motivazioni per scegliere al meglio per sé e per i suoi dipendenti. Dopo anni di corsa siamo molto ben allenati, difficilmente ci viene il fiato corto; tuttavia è l'unico runner che io conosca che mentre corre veloce, trova l'energia per farmi domande pressanti su argomenti lavorativi.

Ho comunque una mia teoria: qualche anno fa il mio amico Dario ha avuto un gravissimo incidente – da cui peraltro si è ripreso benissimo – ma a seguito del quale gli hanno tolto la milza. Nutro il fortissimo sospetto che al suo posto abbiano impiantato una turbina...
Un caro amico